Primi Approcci con L'uomo

Il Puledro e L'uomo: i Primi Appricci e l'Addestramento

I primi approcci con il puledro richiedono molta pazienza, costanza e delicatezza al fine di non rovinare il nostro rapporto.

Certamente la prima fase è anche quella più spontanea, ma non per questo più facile, in cui il puledro, già dei suoi primi giorni di vita, si abituerà alla nostra presenza e all'essere toccato senza problemi.

La spontaneità nasce dal fatto che il puledro, in quanto cucciolo ed in quanto animale curioso di natura, sia spinto dalla voglia irrefrenabile di conoscere e di capire il mondo attorno a sé.

Quindi, non sarà affatto difficile che lo stesso puledro venga a cercarci, ad annusarci e toccarci. Assai difficile sarà invece il compito di insegnargli la differenza tra noi e lui ed i nostri diversi ruoli, ma, una volta fatto questo, possiamo considerare già fatto il grosso del lavoro.

Il primo passo nell'addestramento vero e proprio inizia con la cavezza: il puledro dovrà abituarsi a portarla senza dare problemi e noi dovremo rendergli questa novità il meno brutta possibile.

Potremo allora iniziare facendogliela vedere ed annusare, poi potrà toccarla: sfreghiamogliela sul collo, sul dorso e sulla spalla e di nuovo lungo il collo fino a raggiungere la nuca.

vviamente saranno necessari vari tentativi prima che il puledro acconsenta ad indossarla, poiché, ad ogni rifiuto, sarà bene fermarci qualche istante e poi riprendere da capo con uguale calma.

Passatempi

Stiamo attenti però a mantenere la calma e a non spaventarlo cercando di usare la forza, se il piccolo dovesse interpretare la cavezza come un qualcosa di negativo, certamente la ricondurrebbe a noi più o meno in questo modo: cavezza = cattivo ; uomo = cavezza e quindi uomo = cattivo.

A questo punto il puledro non si fiderebbe più ed, invece di cercarci, scapperebbe da noi rendendo ancora più difficile i nostri tentativi di recuperare il rapporto e la fiducia.

Quando il puledrino indosserà la cavezza senza problemi, potremo insegnarli ad essere condotto alla lunghina ed il porto migliore dove insegnarglielo sarà un tondino, meglio se circondato da dei pannelli che impediscano al puledro di guardare al di fuori del recinto.

Il puledro infatti è molto portato a distrarsi e, per ogni piccola cosa, potrebbe perdere la concentrazione mettendo noi e la nostra attività in secondo piano.

La doma vera e propria (morso e sella) inizia però attorno ai 3 anni, quando la formazione fisica del puledro sarà completa, anche se, l'età può variare sia a seconda dell'attività che il puledro andrà a svolgere, sia a seconda del soggetto che ci troviamo di fronte.

Riguardo all'addestramento e la doma comunque esistono varie scuole di pensiero che potremo dividere in due grandi famiglie: la scuola tradizionale, che si basa sull'uso della forza e dell'imposizione; e la doma dolce, o doma gentile.

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Quest'ultima, che si compone di un reciproco scambio di segnali e sul mutuo rispetto, è stata scoperta in tempi piuttosto recenti e, come dimostrano gli esemplari allevati ed addestrati con questo metodo, garantisce soggetti tranquilli, rispettosi ed estremamente equilibrati.

La tecnica, messa a punto dopo un lunghissimo studio dei comportamenti dei cavalli, si serve del linguaggio del corpo che la madre usa con il puledro e la mette in pratica nella relazione tra l'addestratore ed il cavallo.

In ogni caso però, qualsiasi sia il metodo di addestramento che decidiamo di intraprendere, ricordiamo che il piccolo puledro si fida di noi e che è del tutto disposto ad accettare ciò che abbiamo da insegnargli.